Il termine Onice deriva dal greco ὄνυξ ὄνυχος, che letteralmente significa “unghia”, ed è un minerale , più esattamente una varietà di calcedonio (quarzo), dove vediamo alternarsi zone bianche, nere e brune. Spesso questo termine viene usato impropriamente, infatti con il nome di onice si indicano due tipi di rocce completamente differenti: l’onice silicea, normalmente di colore nero con striature bianche e simile al calcedonio, ma non al quarzo e l’onice calcarea, detta anche onice alabastrite o onice egiziana, che è di colore bruno o verde chiaro.
Onice silicea, mineralogicamente parlando, è una varietà di calcedonio di colore opaco o semi-opaco ed uniforme, che copre le tonalità rosso-bruno e l’intera gamma di grigi fino al nero. Si forma principalmente in ambiente idrotermale di bassa temperatura e metamorfico oppure in rocce sedimentarie dove si presenta in forma massiva e stratificata prendendo il nome di selce, un materiale molto utilizzato dall’uomo nella preistoria e nell’antichità per la preparazione di oggetti affilati e monili.
L’onice calcarea, invece, è il marmor alabastrum dei Latini ove alabastrum deriva, come dice Plinio, da una fortezza detta “Alabastra”, costruita a Tebe in Egitto e dove vi erano numerosissime cave usate per l’edificazione dei templi. Per la presenza di concrezioni di frammenti di roccia assume un aspetto particolare con una struttura variabile fibroso-compatta, fibrosoraggiata, fibroso-parallela e zonato-concentrica.
Ha la caratteristica di essere traslucido e con venature variegate, da millimetriche a centimetriche, più sovente nella tonalità del marrone che donano a questo marmo un aspetto variopinto e diafano. Pochi sanno che l’Onice non è altro che Agata, una varietà compatta e fibrosa di quarzo, con bande piane e parallele di colori contrastanti.